L'8 dicembre 2025 ricorre il centenario della nascita di Carmen Martín Gaite, una delle più importanti romanziere e saggiste della letteratura spagnola del XX secolo. XX. Membro di spicco della cosiddetta "generazione degli anni Cinquanta", è autrice di un corpus di opere vasto e diversificato che, dopo aver ricevuto il Premio Nadal nel 1957 per il suo romanzo Entre visillos, ha aperto la strada alla letteratura spagnola, insegnandoci che l'arte della narrazione può anche essere un modo di abitare insieme il mondo.
Se c'è qualcosa che definisce la letteratura di Carmen Martín Gaite è, per dirla con le sue stesse parole, la ricerca incessante di un interlocutore. Uno slancio dialogico che si può cogliere nel gioco di sguardi e prospettive che scandiscono i suoi romanzi – da quelli epistolari a quelli memoristici, da quelli voyeuristici a quelli biografici – ma anche nei racconti, nelle poesie e nei saggi. Per Martín Gaite, scrivere era un modo per dialogare con il mondo, per esplorare gli altri, per viaggiare verso l'ignoto finché non diventasse un luogo comune.
L'emissione di questo francobollo commemorativo del centenario, illustrato dal fumettista Yeyei Gómez, è forse il miglior tributo possibile a questo modo colloquiale di intendere la letteratura. In uno dei suoi diari di bordo, Carmen Martín Gaite annotava che "scrivere una lettera significa inviare un messaggio al futuro. Parlare dal presente a un destinatario di cui non si sa dove si trovi, dove si trovi o quando lo riceverà". Per lo scrittore nato a Salamanca, le lettere sono una forma di conversazione differita, preziosa tanto nel nostro rapporto con il passato (una testimonianza documentaria unica che ci consente di raccontare la storia da un'altra prospettiva), quanto nei nostri rapporti attuali con gli altri.
Il centenario di Carmen Martín Gaite è un'occasione imperdibile per continuare a leggere, studiare e celebrare grandi romanzi come Lo raro es vivir (La cosa strana è vivere), Entre visillos (Tra le tende), Nubosidad variable (Nuvolosità variabile) e Caperucita en Manhattan (Cappuccetto Rosso a Manhattan), ma anche per ricordare che la dimensione narrativa della vita, raramente così evidente come nella scrittura epistolare, va oltre la sfera istituzionale della letteratura. “La vita è una narrazione che si fa anche se non la scrivi”, scriveva Martín Gaite in un Cuaderno de todo, “sei ciò che racconti e come lo racconti”.