Dopo la grande persecuzione dei cristiani all'inizio del IV secolo, seguita dall'adozione dell'Editto di Milano (313) e da diversi concili locali nell'Oriente e nell'Occidente dell'Impero Romano, durante il regno dell'imperatore Costantino il Grande (306-337), si crearono le condizioni per risolvere questioni ecclesiali chiave a livello ecumenico. Il Primo Concilio Ecumenico fu convocato su iniziativa dell'imperatore Costantino e si tenne a Nicea (oggi la città di Iznik in Turchia), dal 20 maggio al 25 agosto 325. Il Concilio fu convocato dall'imperatore e la causa immediata fu l'eresia di Ario ad Alessandria. Circa 300 vescovi parteciparono ai lavori del Concilio. La stragrande maggioranza dei vescovi rappresentava le comunità cristiane dell'Oriente dell'Impero Romano: Alessandro di Alessandria, Eustazio di Antiochia, Macario di Gerusalemme, San Nicola, San Pafnuzio, Sant'Ipazio, San Spiridione, Giacobbe il Persiano, Eusebio di Cesarea, ecc. Papa Silvestro I inviò due sacerdoti, Vito e Vincenzo, a rappresentare la Chiesa di Roma.
Il Concilio fu aperto dall'imperatore Costantino con un discorso occasionale. Il tema iniziale del Concilio fu l'eresia ariana, che i partecipanti condannarono immediatamente, e Ario fu esiliato in Illirico. Dopo un lungo dibattito, la maggioranza dei vescovi adottò una confessione di fede: il Credo niceno. Anche lo scisma meliziano nella Chiesa di Alessandria fu risolto in questo Concilio, poiché le azioni ecclesiastiche sconvenienti di Melizio violavano i diritti e le consuetudini dell'ordine ecclesiastico e i canoni apostolici. Al termine dei lavori del Concilio, fu deciso che tutti i cristiani avrebbero celebrato la Pasqua insieme lo stesso giorno. I padri conciliari compilarono 20 canoni per regolamentare la vita interna della Chiesa e la disciplina dei cristiani.
L'intero periodo tra il Primo (325) e il Secondo (381) Concilio Ecumenico fu caratterizzato dalla lotta contro gli eretici per l'integrità della confessione ortodossa e dalla definizione definitiva del Credo niceno-costantinopolitano (381), che ancora oggi viene recitato durante le funzioni religiose nella chiesa cristiana.